di LUIGI PORTO
IGOR STRAVINSKIJ – Oedipus Rex
Collaborazione illustre dello Stravinskij parigino con Jean Cocteau, quest'ultimo impegnato nell'adattamento del testo originario di Sofocle, Oedipus Rex è un'opera, anzi sedicente opera-oratorio, in lingua latina, che però prevede uno speaker che parla la lingua dell'audience. L'intenzione nella scelta del latino era quella di ‘allontanare’ la trama dal pubblico e lasciarla arcaica, ieratica, scolpita nel marmo, uccidere preventivamente l'azione e la rappresentazione in funzione della ritualità. E così sono anche la musica e la messa in scena, con costumi ingombranti, movimenti minimi, un dramma di icone ed una partitura monolitica, perfetta, totalmente anti-romantica, ‘maschia’ – forse l'opera al maschile per eccellenza, con buona pace di ogni infinito tentativo wagneriano. Citata in Insanus, Ultio, Proditio, Misericordiaque dei Christian Death (vedi I dimenticati #1) le note dell'Oedipus Rex, nel loro giocare e riorganizzare arcaismi in un panzer musicale con pochi se non nessun precedente né successori, suoneranno contemporanee anche fra duecento anni. C'è tutto, c'è in nuce la loop music, l'aria verdiana (Jocasta) , una scrittura in bilico sempre ai margini di tonalità e modalità, con una difficoltà di esecuzione notevole (pochissime volte messa in scena) a fronte di un risultato assolutamente fruibile, dove nessuna nota è superflua. Impossibile assistere o semplicemente ascoltare i primi cinque minuti senza tremare. Scordatevi ogni luogo comune sull'opera, ascoltate (e guardate, se possibile) questi tre quarti d'ora in cui uno dei drammi più crudeli della cultura occidentale – nelle sue implicazioni anche psicologiche – è intagliato dal maestro russo come una pietra dura perfetta, un minerale senza sbavature, che centra l'intento di auto-scolpirsi nella storia della musica e suona come se avesse la stessa età della mente umana.
Procuratevi Abbado (Roma 1969) per il fascino, Haitink (Amsterdam 1984) per lo stile e il film di Ozawa (Tokyo 1993) per la potenza.
*LUIGI PORTO
Montatore del suono per il cinema e compositore con una produzione che spazia tra avanguardia e popular music, vive e lavora a New York. Ha pubblicato album e lavori di sound art a suo nome e con diversi pseudonimi.
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