top of page
  • Immagine del redattoreZetaesse

I dimenticati #1 - Christian Death

di LUIGI PORTO



CHRISTIAN DEATHInsanus, Ultio, Proditio, Misericordiaque (Contempo, 1990)


I Christian Death sono e sono stati un fenomeno molto particolare nella storia del rock. Per certi versi hanno una storia iniziale simile a quella dei Pink Floyd: nati con un leader (Rozz Williams) e una formazione, ben presto quest'ultima muta con l'ingresso di un nuovo istrione (Valor Kand) che si porta dietro elementi della sua band (Pompeii 99) e, dopo un breve periodo di convivenza, finisce per scalzare il frontman originale, cambiare continente (dall'America all'Europa) e modificare lo stile. Per un periodo ci saranno addirittura due gruppi a nome Christian Death, uno in America riformato da Rozz, uno in Europa capitanato da Valor. Questo disco, stampato dall'italiana Contempo, è immediatamente successivo allo split e in teoria raccoglie dei demo sia dal cassetto di Rozz che da quello di Valor (e cantano entrambi). In pratica è un capolavoro dimenticato, che i seguaci della band oltreoceano non conoscono, e che anche da noi è rimasta una chicca per appassionati e stampato in edizioni limitate. Titoli in latino, attitudine profetica, si parte con una citazione dall'Oedipus Rex di Stravinskij (ne parleremo presto) per poi scaricare sull'ascoltatore la perfetta canzone industrial (Malus Amor), un blues infernale-orgiastico (Infans Vexatio), un crooning post-punk (Somnum), un abisso punk che è come un tunnel verso una supernova (Venenum, che conta il contrappunto vocale più da brividi che chi scrive abbia mai sentito) e una suite in due movimenti, Mors Voluntaria – Vita Voluntaria, fatta di manipolazioni, chitarre, campioni, cori e un finale organistico. Il tutto con un suono veramente unico nella storia della musica, un bilanciamento tra gli strumenti inusuale, una serie di segreti che vengono a galla (specie in cuffia) anche dopo anni di ascolti. Per chi scrive, il disco perfetto, un teorema ermetico da decifrare continuamente per una band la cui produzione dei decenni passati meriterebbe una seria rivalutazione, fuori dal calderone “gothic” in cui è ingiustamente relegata.




*LUIGI PORTO

Montatore del suono per il cinema e compositore con una produzione che spazia tra avanguardia e popular music, vive e lavora a New York. Ha pubblicato album e lavori di sound art a suo nome e con diversi pseudonimi.

bottom of page