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Per gioco e per difetto

di CARLA DI FEO





Radici è quando il seme decide di provarci e trova il suo nutrimento, i suoi colori, le sue linee per rivelarsi. Il limite genera risorsa: è così che cerco di lavorare con il disegno. L’unica regola è che l’errore non sia mai preso nella sua forma esatta, ma scivoli a tirare lo sguardo più in là per allargare la vi(s)ta. Questa serie di disegni sono fatti a quattro mani, sei occhi e un cuore: mio e di mio figlio. Sulla stessa superficie del foglio, noi due giochiamo a incontrarci, a volte ci rubiamo i colori a vicenda, altre ancora ognuno procede per la sua via.





Trovo che sia importante darsi tempo e questo è un momento di pienezza senza le pretese di dare una direzione a quello che si impara sperimentando. Io seguo il piccolo direttore d’orchestra che traccia i solchi nel campo e mi muovo con le campiture di colore a cercare e inseguire qualcosa, una traccia, un titolo, una storia che anche io ignoravo prima. Sono disegni complessi e compressi tra possibili epiloghi e interpretazioni. La razionalità è tenuta a bada e interpellata solo a posteriori per rileggere e dare un senso bio-psico-geografico alle terre emerse.





Credo nella necessità di narrarci, di tessere una storia propria e altrui tra i mille istanti di esistenza, consapevole che resta una modellizzazione, una falsificazione plausibile e necessaria. Senza la possibilità di coniugarsi nel virtuale passato o futuro, la mente sarebbe cieca, incapace nell'immobile presente di discernere figura e sfondo. Ecco, forse è proprio la possibilità di giocare che crea lo spazio e il tempo intorno noi. O quantomeno ci mostra con carta e inchiostro la nostra profonda e inesauribile mutevolezza viva.





*CARLA DI FEO

«Dopo anni sono ritornata al disegno. Niente altro da aggiungere e ancora tanto da togliere».

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