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  • Immagine del redattoreZetaesse

Ghosts in the supermarket

di KATIA MORICHETTI e ISABELLA SOMMATI


Che pesche e che penombre!

Intere famiglie a far provviste la sera!

Corridoi pieni di mariti!

Mogli negli avocados, bambini nei pomodori! .

Paghi due, prendi tre.

Un euro di sconto ogni dieci spesi.

Fai la spesa il martedì? Bene, risparmi il dieci per cento.

Il supermercato è mio amico. Come una volta lo era il bottegaio sotto casa, ma con un’abbondanza, un’esibizione del tutto diversa. Il supermercato, certo, non mi chiama per nome, ma sa chi sono. Sa cosa voglio, e sa farmi desiderare cose nuove. Rispettare la lista della spesa è impossibile.

Il supermercato mi accontenta: è aperto anche di domenica. Quanti amici sono disponibili sette giorni su sette, orario continuato? A pensarci non sono molti, forse nessuno. Direte voi, è un’amicizia superficiale. Può darsi.

Toccare è proibito.

L’odore è in confezioni.

Frutta, verdura, carne, pesce: posso toccarli con i guanti di plastica.

Questione di igiene, naturalmente.

Sono da sola di fronte a ciò che mi accorgo di aver sempre voluto, è tutto immediato. Nessun mediatore, l’acquisto è gregario, non contrattato, istintivo.

Con le mie tentazioni ci muoviamo in uno spazio chiuso: le corsie sono percorsi obbligati, le entrate sono obbligate, così come le uscite. A pensarci bene, l’uscita senza spesa è quasi un disonore.

*KATIA MORICHETTI

Nata nel 1975 a Macerata, nelle Marche, per lavoro è sempre in movimento. L’interesse per la fotografia nasce grazie al padre: "lui è così incapace di scattare foto, che toccava a me farlo". Nella ricerca in fotografia, la street photography è stato lo che le permette di vivere e raccontare il quotidiano attraverso i volti delle persone e i luoghi, con curiosità, ironia e, a volte, poesia. "Il mio conto con la fotografia è aperto, e io sono perennemente in debito".

*ISABELLA SOMMATI

Livornese di nascita, decide di vivere a Firenze per diplomarsi in Grafica e Comunicazione. Si trasferisce poi a Milano per lavorare come art director nel mondo della moda e del design. Dopo aver visionato per anni foto altrui, decide di fotografare e fotografarsi, cominciando un percorso di ricerca e di conoscenza del proprio sè. L’elemento acqua è spesso presente nei suoi scatti, sotto forma di pioggia, lacrime o semplici piscine comunali: l’acqua pulisce, lenisce oppure ingoia diventando l’unica via di fuga. Fa sua una frase di Michael Ackerman: “Cerco di sfuggire alle trappole della realtà, conservando però un legame con il reale. Perché le immagini non sono invenzioni ma punti di incontro.”.

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