top of page
  • Immagine del redattoreZetaesse

Cicciolina Pocket

di ROBERTO DONATI


Zetaesse. Roberto Donati. Cicciolina Pocket. Quando internet non esisteva, l’edicola era il giardino dell’Eden. Solo che a noi, che pure andavamo a dottrina ogni settimana, interessava solo il pomo proibito
Ilona Staller (parlamentare con il Partito Radicale dal 1987 al 1992) alla Camera dei deputati mentre saluta Giulio Andreotti

Dieci anni fa internet non esisteva e per noi cittini l’edicola era il giardino dell’Eden. Solo che a noi, che pure andavamo a dottrina ogni settimana, interessava solo il pomo proibito. A farci da tramite con l’aldilà c’era Gabriele. Un metro e ottanta e basette posticce. Celava discretamente i tredici anni. Di certo non potevamo andare a comperare un porno né io né Moco che dimostravamo al massimo dieci anni. La barba poi a me non sarebbe mai venuta.

L’edicola prescelta era quella di un giornalaio matto - grazie a Basaglia era davvero uscito dal manicomio - che aveva scatti imprevedibili e che nascondeva le ordinanze comunali di non esporre a vista materiale osceno con gli arretrati delle Le ore. Quando gliene rimanevano, ovvio, cioè quasi mai. Stava sotto casa mia, il massimo della sfida. Le copertine luccicavano sotto il cielo siderurgico. Allora Gabriele, vai o no? Sigaretta accesa, Gabriele si avvicina al Norman Bates dei chioschi. Un tremito di insicurezza. Chiede TV Sorrisi e Canzoni e una rivista vietata ai minori di 14 anni. Le buone abitudini non tramontano mai. Il giornalaio dice che non le ha. Indica però lo scaffale dei porno. È fatta. Gabriele ne prende uno a caso. Si chiama “Cicciolina Pocket”. Ci allontaniamo guardandoci intorno neanche fossimo i fratelli Clanton in fuga. Gabriele è l’unico a fingersi calmo. Gabriele finge sempre. Sempre male. Come tutte le volte che ci dice che si è scopato la cugina, o alternativamente la tedesca del mare. Moco sembra estraneo alla situazione. Fuori campo. Questa è una delle cose che ho sempre amato in lui; amato e sempre invidiato... Io continuo a guardarmi attorno. Continuo a temere di infrangere la mia icona di figlio perfetto. Arriviamo finalmente al parchino, quello in cui avevano appena costruito un campetto da calcio, senza ricordarsi di aprirlo. È inverno e non c’è nessuno. La perfezione esiste. Scegliamo una panchina, per scrupolo la più distante dalla strada. Liberiamo la rivista dal cellophane quasi stracciandola; e iniziamo a sfogliare tutti e tre assieme.

La plastica dei corpi rivela il segreto di un’anatomia incantata. La patinatura congela orgasmi. Lo stupore ci illumina le facce, anche quella di Gabriele che vorrebbe illustrare e spiegare se non fosse per Moco che gli dice che è un cazzone e che racconta un sacco di stronzate. Tra loro due inizia uno scambio di battute. Io non mi schiero temendo di perdere l’amicizia dell’uno o dell’altro. Se andasse male, dell’uno e dell’altro. Io invece amo entrambi. Entrambi e nessuno, com’è nel mio stile. Continuo invece a divorare l’iconografia della rivista. Moco mi è speculare nella timidezza e nella riservatezza, nei silenzi. Gabriele è bugiardo, esagerato, inaffidabile. Spara bugie come fossero favole e come fossimo davanti al focolare. Noi ovviamente gli crediamo. A priori. Le spara addirittura a se stesso, tante che ormai è il primo a crederci. Io, poi, ho bisogno delle sue cazzate che rendono la vita più magica.

Nascondiamo il giornaletto sopra uno sgabuzzino dell’Enel all’uscita dal giardinetto e ce ne torniamo a casa. A tredici anni pensavo che il futuro ci avrebbe riservato le stesse cose. Dieci anni dopo abbiamo vite diverse. Opposte. Ogni volta che passo davanti al giardinetto guardo lo sgabuzzino dell’Enel, come se mi dovesse qualcosa. Un giorno andrò a riprendermi i “Cicciolina Pocket”.



*ROBERTO DONATI

È insegnante, scrittore, sceneggiatore e critico. Ha collaborato con il Pesaro Film Festival. Ha pubblicato con Falsopiano. Ha curato per anni la collana di cinema Bietti Heterotopia. Ha lavorato come aiuto regista e assistente di produzione in Italia e negli Stati Uniti. Come membro Fipresci continua a seguire festival e rassegne internazionali di cinema (Egitto, India, Svizzera). Vive orgogliosamente ad Arezzo.

bottom of page