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Ritenta, sarai più fortunato

di GIORGIO GRASSO


Alcune di queste tracce sono lunghe – più del solito, più della media. Ma non tutti i pasti possono essere digeriti in quattro e quattr’otto, e così le storie, o le idee: in particolare la memoria è a volte più impegnativa di un pranzo di Capodanno. O Natale. O Pasqua. Insomma, vedete voi qual è per voi il più violento.


#1 FRANK ZAPPA – The Gumbo Variations, da Hot Rats (1969)

Un gumbo è una zuppa meticcia, sostanzialmente. New Orleans ne è la patria, e la cosa non fa strano – meticcia tanto la musica quanto il cibo. Un mistone di cose varie – carne pesce vegetali spezie. E così si presenta anche il pezzo, letteralmente un recupero nella memoria tematica delle Mothers of Invention. Non solo note.

#2 IVAN GRAZIANI – Sabbia nel deserto, da Pigro (1978)


E immaginatela questa Bologna degli anni ‘70, Graziani, Pazienza e numerosi altri migranti dell’arte, della scienza e della rivoluzione che si aggirano più o meno incontrastati per i porticati, in pantofole e con i gettoni a mano, in cerca di cabine telefoniche da dove chiamare “accasa”. Inquieto digerire di provincia.

#3 PINK FLOYD – Alan’s psychedelic breakfast, da Atom Heart Mother (1970)

Alan non è Parsons, giusto per specificare, ma un altro membro della crew. Che apparentemente aveva un rapporto molto intimo col proprio intestino mattutino – tempo e sostanza a riempirlo. Memoria del cibo da lontano..

#4 GLEN VELEZ – Mirrors, da Rhythms of the Chakra (1998)


Si sa che l’India è avanti. Cioè, a parte gli attuali deficit socio-economici, hanno almeno tremila anni di esperienza “culturale” in più rispetto alla media. E con questo tempo, sono anche riusciti a immaginarsi l’energia che avremmo dentro alla pancia, responsabile delle nostre cacche più belle: eccovi il Manipura chakra.

#5 TOM WAITS – Eggs & Sausages LIVE, da Nighthawks at the Diner (1975)


Digestioni narrative masticate e gorgogliate – a tratti sussultate, sempre, comunque, affamate. Attenzione all’intro musical-didascalica di questo live colossale.




*GIORGIO GRASSO

Sono nato circondato dalle storie: mai sono riuscito a trattenermi dallo spulciarne avidamente una in più, o dal provocare un racconto ancora. E infatti una storia c’è anche su come sono diventato pazzo di musica, oltre che di storie… C’era una volta una musicassetta; ma essa, ahinoi, un giorno andò distrutta: fu per ritrovarne tutti i pezzi che Giorgio partì alla ricerca della sua musica perduta.

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