SPARIRE
"Se qualcosa vuole diventare immagine non è per durare, è per sparire meglio”.
[Baudrillard]
Nell’aprile del 2016 William Kentridge ha inaugurato Triumphs and Laments, un fregio di oltre 500 metri che si estende lungo l’argine del Tevere. Il progetto è stato realizzato con la tecnica del “reverse graffiti” o “clean tagging”: le figure che ora affollano il lungofiume tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini sono state ottenute rimuovendo l’inquinamento e la patina biologica formatasi sulle pareti di travertino dei muraglioni e sono destinate a sparire non appena il tempo riprenderà il suo corso. Costringere la realtà a sparire, affinché qualcosa d’altro possa emergere, fosse anche una proliferazione di cancellature, di altri segni o uno spazio vuoto. Kentridge ha creato delle immagini sottraendo dei segni, anziché aggiungerne di nuovi, una strategia non nuova nella storia dell’arte e adottata, per esempio, già da Rauschenberg. In Erased De Kooning Drawing (1953) l’artista statunitense impiegò quasi un mese per cancellare dalla tela un disegno di Willem De Kooning fatto con carboncino, pittura e matita. Cancellare dei segni è differente dal distruggerli? Cosa significa sparire? È possibile cancellare ogni traccia?
La deadline è il 20 di Settembre.
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GLOSSARIO
scomparsa s. f. [part. pass. femm. di scomparire]. - 1. a. [con riferimento a persona, il rendersi o il diventare introvabile: la sua s. è stata subito notata da tutti] ≈ (lett.) disparizione, sparizione. ‖ dileguamento, fuga. ↔ apparizione, comparsa, ricomparsa. ‖ ritrovamento. b. [con riferimento a cosa, il non essere più dove ci si aspettava che fosse: la s. di un quadro prezioso] ≈ sparizione. ‖ trafugamento. ↔ ricomparsa. ‖ rinvenimento, ritrovamento. 2. (eufem.) [il cessare di vivere: la notizia della sua improvvisa s. ci ha sconvolto] ≈ decesso, dipartita, morte, (lett.) trapasso. ↔ nascita. 3. [riferito a specie animale, il cessare di esistere] ≈ estinzione. ↔ apparizione, comparsa. ‖ diffusione, espansione.
furto s. m. [dal lat. furtum, der. di fur «ladro»]. – 1. a. Nel linguaggio giur., l’atto e il fatto d’impossessarsi di cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri: commettere, consumare, perpetrare un f.; f. di gioielli, di bestiame, di opere d’arte; scoprire, denunciare un f.; ricercato, arrestato, condannato per f.; f. con scasso; f. con destrezza. b. Per estens., nel linguaggio com., appropriazione di un’idea (o di un’intuizione, di un’invenzione, di una produzione dell’ingegno) altrui che si vuole far passare per propria: questo film è un f., un vero f.; f. letterario, plagio. Anche, richiesta di un prezzo o di un compenso che si ritiene eccessivo, sproporzionato rispetto all’entità reale della merce o della prestazione.
sottrazióne s. f. [dal lat. tardo subtractio -onis, der. di subtrahĕre «sottrarre»]. – 1. L’atto del sottrarre, del portare via: s. di denari, di documenti; s. con furto. In diritto penale, attività delittuosa con la quale una cosa o una persona è sottratta alla sfera di vigilanza riconosciuta dalla legge: s. di cose sottoposte a pignoramento o a sequestro; in partic. 2. In matematica, una delle quattro operazioni aritmetiche elementari (insieme all’addizione, moltiplicazione e divisione), e precisamente l’operazione inversa dell’addizione: per es., 31−14=17 perché 17+14=31 (il segno − è detto simbolo o segno di sottrazione). L’operazione di sottrazione si può anche introdurre fra altri enti (vettori, funzioni, matrici, ...).
confisca s. f. [der. di confiscare]. - (giur.) [espropriazione, in favore dello stato, di una cosa pericolosa o che è servita per commettere un reato] ≈ requisizione, sequestro
assènza s. f. [dal lat. absentia]. – 1. a. L’essere assente da un luogo in cui uno dovrebbe trovarsi o si trova abitualmente: a. dall’ufficio, dal lavoro; tornò dopo lunga a.; registro delle a.; giustificare un’a., darne le ragioni (da parte di chi è stato assente) o accertarle e riconoscerle valide. b. Di cose, mancanza: l’a. dei requisiti necessarî; a. di volontà; e in senso più concr.: gli anamnî sono i vertebrati caratterizzati dall’a. dell’amnio. 2. In clinica neurologica, forma di epilessia che si manifesta con una improvvisa e fugace sospensione della coscienza, non accompagnata da fenomeni convulsivi ma, qualche volta, da atti automatici.
órma s. f. [der. di ormare]. – 1. Segno, impronta che il piede dell’uomo o la zampa di un animale lascia sul terreno: imprimere, lasciare, stampare le proprie o. sulla sabbia; le o. della selvaggina sulla neve; le o. del gatto sul tappeto; seguire le o. di qualcuno (anche in senso estens., le tracce del suo passaggio); fiutare le o., in senso proprio, dei cani che seguono una pista; ricalcare le proprie o., ritornare sulle proprie o., tornare indietro, rifacendo il cammino percorso. Sempre con sign. estens. nelle espressioni essere, mettersi sulle o. di qualcuno, inseguirlo da presso: la polizia è ormai sulle o. dei malviventi. 2. fig. Nel linguaggio letter. e poet.: a. Segno, indizio lasciato da un avvenimento, da un’azione; b. Al plur., traccia che indica la via da seguire.
indìzio s. m. [dal lat. indicium, der. di index -dĭcis «indice»]. – 1. Segno, cosa astratta o concreta che con la sua presenza può indicare l’esistenza di un’altra; fatto certo che lascia prevedere o dedurre con qualche fondatezza un altro fatto non ancora avvenuto o non conosciuto direttamente. Con partic. riguardo alla materia della prova penale, fatto, circostanza che fa presumere colpevole una determinata persona: fu arrestato in base a gravi i.; l’accusa si fonda su semplici i.; tutti gli i. sono contro l’imputato.
néve s. f. [lat. nix nĭvis]. – 1. a. Precipitazione atmosferica costituita da minuti cristalli di ghiaccio dalla struttura esagonale più o meno ramificata, spesso aggregati fra loro in fiocchi; b. Fraseologia del linguaggio com.: la n. fiocca, si scioglie, cade a falde, a fiocchi; tùrbine, tormenta, slavina, valanga di n.; terreno pieno, coperto, ingombro di n.; ammonticchiare, togliere, spalare la n.; uno strato, un manto, un mucchio di n.; 3. Nel gergo dei drogati, cocaina.
riapparire v. intr. – Apparire di nuovo: un lume lontano che spariva e riappariva fra la nebbia; ricomparire: riapparve dopo alcuni anni d’assenza; ripresentarsi: sono riapparsi i soliti sintomi.
fuggire [lat. fugĕre, con mutamento di coniug.] – 1. a. [allontanarsi velocemente da un luogo, soprattutto per evitare un danno o pericolo] ≈ (fam.) darsela a gambe, darsi alla fuga, (fam.) filarsela, scappare, (fam.). b. [cercare rifugio in un luogo ≈ nascondersi, rifugiarsi, riparare. 2. a. [uscire da un luogo dove si era rinchiusi, spec. da un carcere] ≈ evadere, scappare. b. (estens.) [allontanarsi da un luogo per sottrarsi a una situazione di costrizione] ≈ scappare. 3. a. v. tr. [tenere lontano qualche cosa o qualcuno: f. un pericolo; f. le cattive compagnie] ≈ eludere, evitare, scansare, sfuggire, tenersi alla larga (da). ↔ affrontare, fronteggiare. ‖ cercare, ricercare.
nascondìglio s. m. [der. di nascondere]. – Luogo adatto a nascondere o, più spesso, a nascondersi (ha di solito l’idea dello stretto e dell’angusto): cercare, trovare un n. (per occultare qualcosa o sé stessi); acquattarsi, rifugiarsi, mettersi in un n.; uscire dai nascondigli.
Ta-da!: – imitazione di una fanfara, dello squillo di una tromba. Solitamente usato per indicare un’entrata di grande effetto o un annuncio drammatico.